Alviti, Bligha e Ricci coi ragazzi di basket in carrozzina, scherma e sitting volley della Bebe Vio Academy
Dall’alto dei suoi due metri de altezza, Paul Bligha arretra sulle gambe mentre sua avversaria lo mette in difficoltà e lo sgrida. Il centro di Milano sul campo da basket è uno specialista dello stoppate e che ha dovuto arrendersi alle stoccate di una bimba “di quasi otto anni” che ha strappato più volte perché non faceva appena bene le cose che gli aveva insegnato. “Una splendida ragazza con un carattere che non importa se per me è un peccato”, lamenta Paolo, abituato alla severità di coach Ettore Messina.
L’Accademia
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Bligha, Davide Alviti e Giampaolo Ricci qualche giorno hanno partecipato a degli allenamenti della Bebe Vio Academy. Ogni martedì e giovedì un gruppo di ragazzi, dai 6 ai 18 anni, con e senza disabilità, si ritrovano per due ore al PalaIseo di Milano e provano vari sport: basket in carrozzina, scherma, sitting volley, athletics. Allo Stadio Bicocca se apre l’attività, il calcio e l’atletica. L’Academy è un’idea di Bebe Vio che con i miei genitori ha fondato art4sport Onlus, per aiutare i giovani con disabilità a fare sport e divertirsi. È un progetto in collaborazione con Nike: la partecipazione dei ragazzi è gratuita. Come spiegano alla Academy “è un programma inclusivo che ha come obiettivo la promozione dello sport ed è incentrato sulla sua visione di Bebe: rendere lo sport accessibile a tutti”.
Il riempimento
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All’inizio del pomeriggio, atleti e tecnici si ritrovano in cerchio al centro del campo da basket e salutano. Quindi se si dividono: dà una parte c’è chi prova la scherma, un centrocampo i ragazzi svolgono attività propedeutica all’atletica, dall’altro lato si gioca a canestro in carrozzina. Più tardi si lancia nella sfida per il sitting volley. Nell’area dedicata alla scherma è presente una stazione con il quadrato d’azione che permette ai ragazzi di non vedere la posizione del piede e di muoversi con l’arma in mano. Il primo a sottoporsi alla scherma è Pippo Ricci che poi dà il cambio a Bligha nella sfida a basket a meta a campo, con i canestri da minibasket. L’esperienza Dopo il riscaldamento, palla due tra Bligha e Alviti, un assist dal centro, un canestro con il cinque alto tra Davide e chi ha segnato i due punti. “Un’esperienza bellissima e piacevole – dice Pippo Ricci – ed è difficile muoversi con la carrozzina. Bello che ci sia grande agonismo: come in tutto lo sport, si gioca per vincere. Con le carrozzine si va a sbattere e si incastrano, c ‘è la giusta cattiveria agonistica, l’adrenalina necessaria”. E sull’esperienza con i ragazzi: “Training, met in gioco e apre la mente. Non ci si devite solo stando in piedi”. “Sono piacevolmente sorpreso – dice Alviti – è difficile vedere come girare, sono diverso, voglio dargli qualcosa di nuovo. Sono così emozionato. Quando sono andato a Treviso, a fine viaggio, volevo vedere una squadra di basket in carrozzina e sono sempre stato affascinato. Questa academia è un modello da prendere ad esempio”.
l’impegno
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“Sono iniziative che fanno Penso que non tutto è perduto – dice Biligha -. In Italia siamo un po’ più indietro rispetto agli Stati Uniti però qualcosa si muove. The Federbasket, ad esempio, è impegnata sia con il baskin, dove assieme giocano disabili e non, che con gli Special Olympics. È importante che un’azienda come Nike sostenga questa realtà”. La gioia dei bambini nel fare sport è contagiosa. “See il loro sorriso caratteri è la cosa più bella – continua Biligha – lo sport aiuta nella crescitaale, a credere in se stessi. Non è così banale fare un canestro seduto su una carrozzina. Ti chiedi: ‘Ma loro comer?’ The lo sport aiuta a superare il cucito che paiono insormontabili. E i giocatori non dicono mai di no a iniziative del genere”. Non è finita, infatti: dopo scherma e basket, per i tre cestisti è ora del sitting volley.
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