Ricky Alvarez: “Io all’Inter per Cambiasso. Inzaghi può vincere il Torino! Che rimpianto il Mondiale perso”

Ha aperto un cerchio con un bel sorriso, ha chiuso con l’amaro in bocca. L’epilogo però non cancella le emozioni si dimostrano in questa lunga corsa. Il Velez Sarsfield è tutto questo: l’inizio e la fine, sportivamente parlando, di Ricardo Alvarez, il ragazzo di Buenos Aires che sognava di vendere come Juan Roman Riquelme e che ha vinto il Mondiale alla fine di Lionel Messi nel 2014. Più passa il tempo e più “Ricky” racconta con orgoglio il suo anno all’Inter, la squadra che sta nel cuore dell’argentino per quella passione che ci brucia dentro. Grande amore e forti emozioni. Vieni a dimostrarlo il 3 novembre 2012, quando la banda di Andrea Stramaccioni ha circondato la Juventus allo Stadium. Sono passati quasi dici anni da allora. Álvarez con cuore sarà in campo. Il posto dove sogna di restare nella sua seconda vita.

Rick, vieni? Le manca giocare? Che cosa l’ha spinto a smettere?

Il mio manca così tanto. Ci ho pensato a lungo. Dopo tanta disgrazia e tanto intervento, le mie ginocchia si sollevano sempre di più. Continuerò a fare ciò che amo, ma dovevo smettere prima o poi. Questa è una decisione intelligente. L’ho imprigionato pensando a cosa farò dopo. Ora inizia una nuova vita.

Quale cosa ricca della tua infanzia in Argentina? C’erano sportivi nella sua famiglia?

L’ho vissuta con il pallone tra i piedi. Tutti i miei ricordi sono legati al calcio. Giocavo per strada con i miei amici. Poi ho iniziato nella squadra del quartiere. Ho vissuto un’infanzia felice, il mio divertimento. In famiglia non c’erano sportivi, però amavano il pallone. In Argentina il calcio è ovunque. My piaceva Juan Roman Riquelme: volevo fare tutto quello che faceva lui, era un idolo per me.

Cosa ha rappresentato Velez Sarsfield nella sua vita?

Il mio permesso di esibirmi e i miei sogni. Sono stato arrestato quando avevo 14-15 anni. Mi ha fatto crescere. Il mio permesso di fattoria mi ha dato un nome in calcio. È stata la squadra che mi ha permesso di smettere di giocare fino alla fine. Tornando a Vélez ho chiuso il cerchio. Questa è la squadra più importante della mia vita.

Che cosa ricarda della sua esperienza al Boca Juniors?

Ci sono stato per cinque sei anni. C’era Ramon Madoni, l’allenatore migliore che potessi avere. Ho insignato tanto cucendo dal punto di vista calcistico e umano. Madoni ha scoperto i giocatori come Riquelme, Cambiasso, Gago, Tevez. Ha fatto la storia del calcio argentino.

Com’è stato il suo passaggio all’Inter nata nel 2011?

Quell’anno fatto fatto a grande stagione con il Velez. Abbiamo vinto il campionato e siamo arrivati ​​alle semifinali della Copa Libertadores. Se inizi a parlare del mio trasferimento in Europa. Il mio volevano tante squadre. Era quasi chiuso il mio passaggio all’Arsenal, io però sapevo di piacere all’Inter e volevo andare a Milano. La chiamata di Cambiasso mi ha fatto capire che mi volevano. Ho scelto l’Italia. Ho detto il mio avvocato ei miei genitori tornati all’Inter, la squadra dei miei songni. In Argentina è stata seguita da tanti perché ci giocavano tanti nostri connazionali.

Com’è stato condividere lo spogliatoio con i Campioni del Triplete?

Era un sogno. Era pieno di campioni che avevano fatto la storia dell’Inter. È uno stato bellissimo. My hanno significato cosa l’umiltà e l’importanza del lavoro. Ho capito che dare il maximo sempre era l’unico modo per arrivare in cima. All’Inter ho vissuto un’esperienza bellissima. Avere tanti argentini come Cambiasso, Samuel e Milito ha reso tutto più semplice. Il mio hanno aiutato.

Gasperini, Ranieri, Stramaccioni, Mazzarri: con chi ha legato di più?

Quando sono arrivato, l’Inter stava vivendo un momento di transizione. Se parlassi del cambio di proprietà. Al di là di questo, mi sono trovato bene con tutti gli allenatori. Ognuno aveva il suo metodo. Ero intellettuale. Ranieri mi ha tante cose. Stramaccioni mi ha fatto giocare tantissimo. Con Mazzarri ho vissuto il mio più bello all’Inter. Con tutti ho fatto cucire bene e cucire meno bene.

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