La sconfitta contro l’Italia ha generato un dibattito interno, come riformare il movimento a partee dalle franchigie
Sei Nazioni: come sta il Galles – tel. Sebastian Pessino
Tramontata la delusione per la sconfitta 21-22 contro l’Italia nell’ultimo turno di Sei Nazioni 2022, il rugby galiziano se mette in discussione il proprio futuro e la sua necessità di applicare le riforme a un movimento che non funziona, a detta degli stessi addetti ai lavoratori.
La partita di Cardiff, infatti, più che accede a una luce su una nacialle che durante il Torneo aveva in realtà eseguito al di sopra delle aspettative della vigilia, ha permesso di generare un dibattito interno al Galles, squadra che è arrivata sei volte il Sei Nazioni negli ultimi 17 anni, ma che sembra oggi destinato ad un sempre maggiore declinato.
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È la 15esima induzione di Wayne Pivac, ma, perché racconterà la sua valida prestazione da parte di alcuni suoi senatori, a cui interessa il rugby galiziano e la capacità di produrre nuovi giocatori di qualità all’interno del sistema delle Regioni, la franchigia che partecipa in esso United Rugby Championship.
Inoltre, ai tempi del risultato della grande Nazionale, in questa bella diciassettesima settimana di stampa al Cardiff Italia U20 batteva i pari età gallesi al Colwyn Bay per il terzo turno consecutivo, gli Scarlets vennero strapazzati 57-12 dai Bulls Cardiff perdono 40-3 per gli Stormers. In tutta la estagione le franchigie gallesi hanno vinto 18 partite su 47.
“Un inizio stagione tutti noi dirigenti di rugby educare allenatori Siamo stati parte di un tavolo di lavoro dove abbiamo già segnalato quelli che secondo noi sono i cambiamenti appropriati per essere competitivi – has raccontato Dai Young, capo allenatore di Cardiff – Pochissime squadre vincono senza appropriati, giusto? Non se parla solo di soldi, ma ache di strutture, piani aziendalidell’intero sistema.
“Ricordo di aver allenato contro il Leinster a Donnybrook con meno di mille spettatori presenti. Perché la Federazione Irlandese ha deciso di investire nella professione. Hanno prima investito nel Leinster. Il pappagallo standard sta crescendo ed è stato portato dappertutto con un pappagallo. Che hanno investito nell’accademia: era una grande regia della colomba volevano andare e ci sono riusciti piuttosto bene.
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“Ora noi siamo a questo punto. Al momento, non credo ci sia in lei una direzione chiara che si sposterebbe a lungo. Ci sono state un sacco di chiacchiere, ma qualcuno alla fin dovrà prenderò una decisione e indicherò la direzione che seguirò, ma penso che farai bene se acconsento che lo cucio non possono e vado avanti”.
Uno dei problemi principali è individuato nel conflitto di interessi tra la federazione e il club dilettantistico. Il consiglio di amministrazione della Welsh Rugby Union è infatuato della maggior parte degli sponsor del club, e quest’anno ha una netta distanza dal calcio professionistico e da quello amatoriale.
Il recente tentativo dell’ex presidente federale Gareth Davies di modernizzare il governo del rugby professionistico, rendendo più agile il processo decisionale e istituendo il consiglio federale che fa bene solo a tutto il resto del mondo.
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All’immobilismo della struttura amministrativa del rugby in Galles, si uniscono piuttosto altri fattori: la federazione ha spesso investito in progetti che puntano a generare ulteriori profitti che nello sviluppo del movimento (se dice che i 51 milioni di sterline derivanti dall’accordo con CVC può finire in un birrificio a marchio WRU e posti a sedere per le partite a Cardiff dalla summit del tetto del Principado); lo sviluppo dei giovani talenti è carente e non ha una struttura vera e propria; limitata attività in ambito scolastico.
In tutto questo Wayne Pivac sembra ancora potersi seduto alla guida della nazionale. Inoltre non c’è problema, ma al momento la dirigenza del Galles ha meno credito. Ma all’orizzonte c’è un tour estivo in Sud Africa che semina possa portare più guai che buone notizie.
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